Rioni storici e Porte della città. Perugia è caratterizzata dalla presenza di mura, ancora oggi osservabili, risalenti a periodi storici differenti: le più antiche erette in epoca etrusca e cingevano la città, estendendosi per circa 3 km; le più recenti risalgono invece al periodo medievale, quando l’espansione territoriale della città portò all’esigenza di un nuovo anello, lungo circa 5 km. Questa nuova cinta muraria inglobò i 5 rioni che si erano nel tempo costituiti nei pressi delle porte delle antiche mura etrusche e che da esse prendono i relativi nomi. Un’interessante curiosità è data dalla distribuzione dei 5 rioni, essi infatti sono collegati alla Piazza Grande (Piazza IV Novembre) attraverso dei percorsi, le cosiddette vie regali, secondo una disposizione che ricorda le punte di una stella.
Porta Santa Susanna. Come le altre quattro vie regali di Perugia, anche Via Dei Priori (la quinta), grazie alla sua splendida Porta Trasimena, attraversa le mura etrusche della città, inserendosi col suo decumano nel cuore più longevo e suggestivo dell’Acropoli. Lo fa in un tratto del tracciato antico particolarmente denso di qualità ambientali e monumentali. Il Rione che lo sottende, infatti, si estende dall’area della Conca, coinvolgendo gli Orti del Verzaro prossimi al Dipartimento di Lettere dell’Università italiana, fino al centro del profondo e suggestivo fosso della Cupa che ne delimita il confine con il Rione di Porta Eburnea. Tra questi estremi, Piazza San Francesco al Prato, il Borgo di Porta Santa Susanna, con la sua omonima Porta che s’innesta in quanto ancora resta dell’antico tracciato delle mura medievali e il Parco della Canapina, con la splendida Chiesa di San Benedetto Vecchio. Il rione prende il nome dalla santa protettrice, che compare come simbolo, oltre a quello più antico dell’orso. È poi subentrata la catena, rimasta come emblema fino a oggi, a ricordare lo sbarramento verso i nemici, come era testimoniato dal 1327 in Via dei Priori. Il colore è l’azzurro, anche in relazione alle acque del Lago Trasimeno, raggiungibile da questa porta orientata a ovest, percorrendo la strada regale verso Cortona.
Porta Eburnea. Il rione anticamente aveva come simbolo il cervo, poi sostituito dalla torre sopra elefante bardato, da cui deriverebbe il nome in relazione all’avorio delle zanne; la torre, simbolo di vigilanza, potrebbe rappresentare la ‘turris eburnea‘, attribuita alla Vergine. Il santo protettore è San Giacomo, che compariva anche come emblema, in vesti di pellegrino. Il colore è il verde, in riferimento, si dice, agli orti estesi lungo questo versante, volto a sud. Dal rione usciva la strada regale verso Orvieto.
Porta Eburnea. Il rione anticamente aveva come simbolo il cervo, poi sostituito dalla torre sopra elefante bardato, da cui deriverebbe il nome in relazione all’avorio delle zanne; la torre, simbolo di vigilanza, potrebbe rappresentare la ‘turris eburnea‘, attribuita alla Vergine. Il santo protettore è San Giacomo, che compariva anche come emblema, in vesti di pellegrino. Il colore è il verde, in riferimento, si dice, agli orti estesi lungo questo versante, volto a sud. Dal rione usciva la strada regale verso Orvieto.
Porta Sant’Angelo. Il nome del rione deriva dall’antico Tempio di San Michele Arcangelo cui si collega anche lo stemma raffigurato dall’immagine dell’arcangelo o soltanto dalle due ali con la spada. Il colore è il rosso, come la spada fiammeggiante dell’angelo guerriero o il fuoco acceso con la legna portata attraverso questa porta, orientata a nord. Da qui usciva la strada maestra verso il contado settentrionale, la Via della Lungara, oggi Corso Garibaldi. Il borgo si è sviluppato nel corso del XIII secolo tra l’Arco Etrusco e il Convento di Monteripido; nonostante le trasformazioni moderne, ha mantenuto le sue originarie caratteristiche di area abitativa civile e religiosa.
Porta Sant’Angelo. Il nome del rione deriva dall’antico Tempio di San Michele Arcangelo cui si collega anche lo stemma raffigurato dall’immagine dell’arcangelo o soltanto dalle due ali con la spada. Il colore è il rosso, come la spada fiammeggiante dell’angelo guerriero o il fuoco acceso con la legna portata attraverso questa porta, orientata a nord. Da qui usciva la strada maestra verso il contado settentrionale, la Via della Lungara, oggi Corso Garibaldi. Il borgo si è sviluppato nel corso del XIII secolo tra l’Arco Etrusco e il Convento di Monteripido; nonostante le trasformazioni moderne, ha mantenuto le sue originarie caratteristiche di area abitativa civile e religiosa.
Porta San Pietro. Il rione, definito Borgo Bello (per la bellezza degli insediamenti domenicani e benedettini, dell’arte e del verde), orientato a sud-est, prende il nome dal santo protettore San Pietro. È anche simbolo del rione, insieme alle chiavi incrociate, mentre nel Trecento comparivano il leone e poi il sasso, in ricordo della litomachia in uso presso il Campo di Battaglia (odierna Via XIV Settembre). Il colore associato è il giallo del grano che entrava dalla porta, aperta sulla pianura del Tevere.
Porta San Pietro. Il rione, definito Borgo Bello (per la bellezza degli insediamenti domenicani e benedettini, dell’arte e del verde), orientato a sud-est, prende il nome dal santo protettore San Pietro. È anche simbolo del rione, insieme alle chiavi incrociate, mentre nel Trecento comparivano il leone e poi il sasso, in ricordo della litomachia in uso presso il Campo di Battaglia (odierna Via XIV Settembre). Il colore associato è il giallo del grano che entrava dalla porta, aperta sulla pianura del Tevere.
Porta Sole. Il simbolo del rione è il sole, in relazione all’esposizione topografica, volta a est; è associato al colore bianco, della luce, ma anche della farina, proveniente dai mulini sul Tevere attraverso la via regale che da qui partiva. Il santo protettore è San Romualdo, dei Camaldolesi, che poco dopo l’XI secolo fondarono un monastero sui resti di un tempio antico (il presunto Tempio del Sole) sull’acropoli.
Porta Sole. Il simbolo del rione è il sole, in relazione all’esposizione topografica, volta a est; è associato al colore bianco, della luce, ma anche della farina, proveniente dai mulini sul Tevere attraverso la via regale che da qui partiva. Il santo protettore è San Romualdo, dei Camaldolesi, che poco dopo l’XI secolo fondarono un monastero sui resti di un tempio antico (il presunto Tempio del Sole) sull’acropoli.